11 novembre 2019 – "Foglie morte" di Gabriel Garcia Marquez
Titolo: Foglie morte
Autore: Gabriel Garcia Marquez
Anno di prima pubblicazione: 1955
Pagine: 176
In breve
Mirabili racconti che contengono gli elementi storici e mitici del microcosmo di Macondo, la città-simbolo di "Cent'anni di solitudine". Un nonno, una madre e il figlio partecipano al funerale di un medico suicida, odiato da tutti gli abitanti della città Macondo. La storia porterà il lettore a scoprire cosa lega i tre al defunto e cosa spinge gli abitanti all'odio.
Discussione
La maggioranza delle lettrici è d’accordo nel definire il romanzo un’opera prima giovanile, una sorta di esercizio di stile. Per alcune la storia è banale e l’unico pregio è il racconto dei diversi punti di vista dei personaggi rispetto ad una stessa vicenda e allo scorrere del tempo. Riesce comunque a trasmettere sensazioni intense che il lettore percepisce quasi come reali: il caldo intenso, il vento, gli odori.
Le lettrici sono concordi nell'affermare che è un romanzo cupo che si “illumina” solo nel finale e senza una vera e propria trama, si tratta di un racconto di sensazioni.
L’autore
Gabriel José de la Concordia García Márquez, noto semplicemente come Gabriel García Márquez soprannominato Gabo (Aracataca, 6 marzo 1927 – Città del Messico, 17 aprile 2014), è stato uno scrittore, giornalista e saggista colombiano naturalizzato messicano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982.
Primogenito di ben sedici figli, è cresciuto con i nonni materni: il colonnello liberale Nicolás Márquez Mejía e la sua compagna Tranquilina Iguarán Cotes, esperta di fiabe e leggende appartenenti alla tradizione locale. Nel 1946 si è diplomato presso il Colegio Liceo de Zipaquirá per poi trasferirsi a Bogotá per studiare giurisprudenza e scienze politiche presso l'Universidad Nacional de Colombia. Le materie in questione, però, non hanno suscitato in lui molto interesse e Márquez non ha portato a termine gli studi.
Prima ancora di affermarsi come scrittore l’autore di Cent’anni di solitudine, ha lavorato a lungo come giornalista, una carriera iniziata a Cartagena per "El Universal" e poi proseguita, come reporter e non solo, per testate come "El Heraldo" e “El Espectador”. Da ricordare anche la sua collaborazione con l'agenzia Prensa Latina, fondata da Jorge Ricardo Masetti e da Fidel Castro, per cui si recò a Cuba dove conobbe sia Che Guevara che lo stesso Castro, con cui intrattenne un’amicizia (da molti criticata) basata su un sodalizio da lui definito più letterario che politico. Sempre come collaboratore di Prensa Latina, Marquez nel 1961 si trasferì a New York da cui poi partì alla volta del Messico, in seguito alle pressioni dovute al suo legame col dittatore cubano. Dal 1975 in poi lo scrittore si dividerà infatti tra Messico, Cartagena de Indias, L'Avana e Parigi. Marquez è considerato uno dei grandi maestri del realismo magico. I suoi romanzi, scritti in una prosa scorrevole spesso intrisa da un’amara ironia, infatti coniugano elementi realistici con altri fortemente legati al mondo delle leggende. Il mito si fonde così con la storia grazie a uno stile in grado di legare la storia alla favola, il passato al presente, le vicende di un personaggio a quelle di tutti gli altri. Uno stile che farà scuola tra gli scrittori latinoamericani degli anni Sessanta al punto che Macondo, il villaggio di fantasia in cui sono ambientate le vicende di Cent’anni di solitudine, è diventato l’emblema dell’irrazionalità che penetra all’interno della vita quotidiana. Tra le opere più famose vale la pena di ricordare, oltre a Cent’anni di solitudine, il celeberrimo racconto delle vicende della dinastia dei Buendía, L’amore ai tempi del colera, Cronaca di una morte annunciata e il più recente Memorie delle mie puttane tristi. Romanzi in cui, tra analessi e prolessi, Storia e mito, elementi surreali e fantastici, prendono vita, grazie alle parole di un narratore onnisciente, interi mondi destinati a far parte per sempre della storia della letteratura.
Autore: Gabriel Garcia Marquez
Anno di prima pubblicazione: 1955
Pagine: 176
In breve
Mirabili racconti che contengono gli elementi storici e mitici del microcosmo di Macondo, la città-simbolo di "Cent'anni di solitudine". Un nonno, una madre e il figlio partecipano al funerale di un medico suicida, odiato da tutti gli abitanti della città Macondo. La storia porterà il lettore a scoprire cosa lega i tre al defunto e cosa spinge gli abitanti all'odio.
Discussione
La maggioranza delle lettrici è d’accordo nel definire il romanzo un’opera prima giovanile, una sorta di esercizio di stile. Per alcune la storia è banale e l’unico pregio è il racconto dei diversi punti di vista dei personaggi rispetto ad una stessa vicenda e allo scorrere del tempo. Riesce comunque a trasmettere sensazioni intense che il lettore percepisce quasi come reali: il caldo intenso, il vento, gli odori.
Le lettrici sono concordi nell'affermare che è un romanzo cupo che si “illumina” solo nel finale e senza una vera e propria trama, si tratta di un racconto di sensazioni.
L’autore
Gabriel José de la Concordia García Márquez, noto semplicemente come Gabriel García Márquez soprannominato Gabo (Aracataca, 6 marzo 1927 – Città del Messico, 17 aprile 2014), è stato uno scrittore, giornalista e saggista colombiano naturalizzato messicano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982.
Primogenito di ben sedici figli, è cresciuto con i nonni materni: il colonnello liberale Nicolás Márquez Mejía e la sua compagna Tranquilina Iguarán Cotes, esperta di fiabe e leggende appartenenti alla tradizione locale. Nel 1946 si è diplomato presso il Colegio Liceo de Zipaquirá per poi trasferirsi a Bogotá per studiare giurisprudenza e scienze politiche presso l'Universidad Nacional de Colombia. Le materie in questione, però, non hanno suscitato in lui molto interesse e Márquez non ha portato a termine gli studi.
Prima ancora di affermarsi come scrittore l’autore di Cent’anni di solitudine, ha lavorato a lungo come giornalista, una carriera iniziata a Cartagena per "El Universal" e poi proseguita, come reporter e non solo, per testate come "El Heraldo" e “El Espectador”. Da ricordare anche la sua collaborazione con l'agenzia Prensa Latina, fondata da Jorge Ricardo Masetti e da Fidel Castro, per cui si recò a Cuba dove conobbe sia Che Guevara che lo stesso Castro, con cui intrattenne un’amicizia (da molti criticata) basata su un sodalizio da lui definito più letterario che politico. Sempre come collaboratore di Prensa Latina, Marquez nel 1961 si trasferì a New York da cui poi partì alla volta del Messico, in seguito alle pressioni dovute al suo legame col dittatore cubano. Dal 1975 in poi lo scrittore si dividerà infatti tra Messico, Cartagena de Indias, L'Avana e Parigi. Marquez è considerato uno dei grandi maestri del realismo magico. I suoi romanzi, scritti in una prosa scorrevole spesso intrisa da un’amara ironia, infatti coniugano elementi realistici con altri fortemente legati al mondo delle leggende. Il mito si fonde così con la storia grazie a uno stile in grado di legare la storia alla favola, il passato al presente, le vicende di un personaggio a quelle di tutti gli altri. Uno stile che farà scuola tra gli scrittori latinoamericani degli anni Sessanta al punto che Macondo, il villaggio di fantasia in cui sono ambientate le vicende di Cent’anni di solitudine, è diventato l’emblema dell’irrazionalità che penetra all’interno della vita quotidiana. Tra le opere più famose vale la pena di ricordare, oltre a Cent’anni di solitudine, il celeberrimo racconto delle vicende della dinastia dei Buendía, L’amore ai tempi del colera, Cronaca di una morte annunciata e il più recente Memorie delle mie puttane tristi. Romanzi in cui, tra analessi e prolessi, Storia e mito, elementi surreali e fantastici, prendono vita, grazie alle parole di un narratore onnisciente, interi mondi destinati a far parte per sempre della storia della letteratura.