15 ottobre 2015 - "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu
Titolo: Un anno sull'altipiano
Autore: Emilio Lussu
Anno di prima pubblicazione: 1938
Pagine: 216
In breve
Scritto nel 1936, apparso per la prima volta in Francia nel '38 e poi da Einaudi nel 1945, questo libro è ancora oggi una delle maggiori opere che la nostra letteratura possegga sulla Grande Guerra. L'Altipiano è quello di Asiago, l'anno dal giugno 1916 al luglio 1917. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di "ozio e sangue", di "fango e cognac". Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l'orrore della guerra senza toni polemici, descrivendo con forza e autenticità i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanità che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.
Discussione
Le lettrici sono concordi nell'affermare il grande valore storico e sociale di questo romanzo.
Molte ricordano i brani che più le hanno toccate o commosse. Significativi per loro soprattutto i brani in cui vengono descritti i momenti più insensati della guerra, i comandi dei superiori spesso contraddittori e senza cognizione alcuna delle strategie militari. Oppure i toccanti episodi di cameratismo, i periodi di licenza a casa o semplicemente lontano dal campo di battaglia e la spensieratezza tipica della gioventù con la quale questi giovani, poco più che ragazzi, riescono a passare questi brevi momenti di lontananza dalla trincea consapevoli comunque che, da lì a pochi giorni, sarebbero tornati così tanto vicini alla morte.
E quello che emerge prepotente dal racconto è proprio il numero di morti assurde per guadagnare una striscia di terra un giorno per poi ricevere il giorno seguente l'ordine di abbandonare la collina conquistata a così caro prezzo.
Nel romanzo si racconta di un episodio di tentata diserzione che genera alcune domande: come mai ci sono state così poche diserzioni? Come mai l'enorme follia che si stava consumando non ha spinto questi giovani a ribellarsi? Qualcuno in risposta parla di senso del dovere o forse senso della patria o forse ancora convinzione che si stava combattendo per dei valori importanti.
Una lettrice dice che non è riuscita a terminare il libro, le sono venuti in mente i tanti racconti della vita di guerra che suo nonno le faceva da bambina e questo l'ha turbata.
Altri fanno notare che è stato importante affrontare questo argomento, tanto più in occasione del centenario dell'entrata in guerra dell'Italia che ricorre quest'anno, perché si è potuto imparare di più su un argomento che di solito viene ignorato a differenza della seconda Guerra Mondiale che invece viene ricordata più spesso forse perché temporalmente più vicina a noi e anche perché per anni abbiamo avuto racconti di prima mano a disposizione.
La discussione si fa poi più ampia e si arriva a parlare della enorme importanza della prima Guerra Mondiale nel dissolvimento di tutti gli imperi millenari e nel tracciare le linee di frattura attuali dell'Europa e anche, per limitarsi alla sola Italia, a come sia stata importante per unire una nazione così giovane come la nostra, nel creare un senso di appartenenza e di patria di cui poi però si sarebbe approfittato il regime fascista.
Come lettura complementare una lettrice suggerisce "Come cavalli che dormono in piedi" di Paolo Rumiz.
Dal punto di vista stilistico, alcuni fanno notare che è una scrittura distaccata, fredda, quasi giornalistica, spesso tecnica probabilmente resa possibile dai venti anni che separano la stesura del libro dagli eventi narrati. Una lettrice però ritiene che l'essere distaccati e non emotivi è fondamentale per non rischiare di cadere nella retorica e quindi, contrariamente agli altri, apprezza questo tipo di scrittura.
L'autore
Uomo politico e scrittore italiano (Armungia, Cagliari, 1890 - Roma 1975), Emilio Lussu fu interventista e ufficiale nella prima guerra mondale. Nel 1919 fondò il "Partito sardo d'azione", formazione autonomista democratica composta in gran parte di ex combattenti. Deputato nel 1921 e nel 1924, partecipò alla secessione aventiniana e fu energico antifascista. Arrestato nel 1926 e deportato a Lipari, ne evase nel 1929 con Nitti e Rosselli, con i quali fondò a Parigi il movimento "Giustizia e Libertà". Partecipò alla guerra di Spagna e alla Resistenza in Francia e poi in Italia. Fu ministro per l'Assistenza Postbellica nel governo Parri e per i rapporti con la Consulta nel primo governo De Gasperi. Fu deputato alla Costituente per il Partito d'azione e aderì al PSI nel 1947; senatore di diritto nel 1948, conservò il seggio fino al 1968; contrario al centrosinistra, nel 1964 aveva aderito al PSIUP. Tra le sue opere ricordiamo "La catena" (1945), "Marcia su Roma e dintorni" (1945), "Diplomazia clandestina" (1956), "Sul partito d'azione e gli altri" (1968), "La difesa di Roma" (1987).
Autore: Emilio Lussu
Anno di prima pubblicazione: 1938
Pagine: 216
In breve
Scritto nel 1936, apparso per la prima volta in Francia nel '38 e poi da Einaudi nel 1945, questo libro è ancora oggi una delle maggiori opere che la nostra letteratura possegga sulla Grande Guerra. L'Altipiano è quello di Asiago, l'anno dal giugno 1916 al luglio 1917. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di "ozio e sangue", di "fango e cognac". Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l'orrore della guerra senza toni polemici, descrivendo con forza e autenticità i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanità che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.
Discussione
Le lettrici sono concordi nell'affermare il grande valore storico e sociale di questo romanzo.
Molte ricordano i brani che più le hanno toccate o commosse. Significativi per loro soprattutto i brani in cui vengono descritti i momenti più insensati della guerra, i comandi dei superiori spesso contraddittori e senza cognizione alcuna delle strategie militari. Oppure i toccanti episodi di cameratismo, i periodi di licenza a casa o semplicemente lontano dal campo di battaglia e la spensieratezza tipica della gioventù con la quale questi giovani, poco più che ragazzi, riescono a passare questi brevi momenti di lontananza dalla trincea consapevoli comunque che, da lì a pochi giorni, sarebbero tornati così tanto vicini alla morte.
E quello che emerge prepotente dal racconto è proprio il numero di morti assurde per guadagnare una striscia di terra un giorno per poi ricevere il giorno seguente l'ordine di abbandonare la collina conquistata a così caro prezzo.
Nel romanzo si racconta di un episodio di tentata diserzione che genera alcune domande: come mai ci sono state così poche diserzioni? Come mai l'enorme follia che si stava consumando non ha spinto questi giovani a ribellarsi? Qualcuno in risposta parla di senso del dovere o forse senso della patria o forse ancora convinzione che si stava combattendo per dei valori importanti.
Una lettrice dice che non è riuscita a terminare il libro, le sono venuti in mente i tanti racconti della vita di guerra che suo nonno le faceva da bambina e questo l'ha turbata.
Altri fanno notare che è stato importante affrontare questo argomento, tanto più in occasione del centenario dell'entrata in guerra dell'Italia che ricorre quest'anno, perché si è potuto imparare di più su un argomento che di solito viene ignorato a differenza della seconda Guerra Mondiale che invece viene ricordata più spesso forse perché temporalmente più vicina a noi e anche perché per anni abbiamo avuto racconti di prima mano a disposizione.
La discussione si fa poi più ampia e si arriva a parlare della enorme importanza della prima Guerra Mondiale nel dissolvimento di tutti gli imperi millenari e nel tracciare le linee di frattura attuali dell'Europa e anche, per limitarsi alla sola Italia, a come sia stata importante per unire una nazione così giovane come la nostra, nel creare un senso di appartenenza e di patria di cui poi però si sarebbe approfittato il regime fascista.
Come lettura complementare una lettrice suggerisce "Come cavalli che dormono in piedi" di Paolo Rumiz.
Dal punto di vista stilistico, alcuni fanno notare che è una scrittura distaccata, fredda, quasi giornalistica, spesso tecnica probabilmente resa possibile dai venti anni che separano la stesura del libro dagli eventi narrati. Una lettrice però ritiene che l'essere distaccati e non emotivi è fondamentale per non rischiare di cadere nella retorica e quindi, contrariamente agli altri, apprezza questo tipo di scrittura.
L'autore
Uomo politico e scrittore italiano (Armungia, Cagliari, 1890 - Roma 1975), Emilio Lussu fu interventista e ufficiale nella prima guerra mondale. Nel 1919 fondò il "Partito sardo d'azione", formazione autonomista democratica composta in gran parte di ex combattenti. Deputato nel 1921 e nel 1924, partecipò alla secessione aventiniana e fu energico antifascista. Arrestato nel 1926 e deportato a Lipari, ne evase nel 1929 con Nitti e Rosselli, con i quali fondò a Parigi il movimento "Giustizia e Libertà". Partecipò alla guerra di Spagna e alla Resistenza in Francia e poi in Italia. Fu ministro per l'Assistenza Postbellica nel governo Parri e per i rapporti con la Consulta nel primo governo De Gasperi. Fu deputato alla Costituente per il Partito d'azione e aderì al PSI nel 1947; senatore di diritto nel 1948, conservò il seggio fino al 1968; contrario al centrosinistra, nel 1964 aveva aderito al PSIUP. Tra le sue opere ricordiamo "La catena" (1945), "Marcia su Roma e dintorni" (1945), "Diplomazia clandestina" (1956), "Sul partito d'azione e gli altri" (1968), "La difesa di Roma" (1987).