17 febbraio 2022 - "L'estate del '78" di Roberto Alajmo
Titolo: L'estate del '78
Autore: Roberto Alajmo
Anno di prima pubblicazione: 2018
Pagine: 176
In breve
Un pomeriggio d’estate Roberto Alajmo incontra la madre in una strada di Mondello, la località marina a ridosso di Palermo. Non può immaginarlo, ma quello è un addio. «Cos’abbia fatto lei, nei tre mesi successivi, ancora oggi non lo so. È oggetto della presente indagine». Roberto Alajmo, nel suo libro più necessario e personale, ha trasformato una vicenda così intima, così scomoda, in un romanzo di vita, appassionante e commovente, un romanzo che ci ricorda lo straordinario potere della letteratura di mettere a nudo i nostri sentimenti. Nel luglio del 1978 lo scrittore è uno studente in attesa degli orali dell’esame di maturità, studia con i compagni nella casa di Mondello, a Palermo, e a fine giornata esce insieme a loro per riposarsi, per rifiatare, per mangiarsi un gelato. «Trenta metri, non di più, e si arriva in via Stesicoro (…) Li conoscevo così bene, quei trenta metri, che mai avrei immaginato potessero riservarmi una sorpresa». Elena, la madre, è seduta lì, sul marciapiede. Alza un braccio, con la mano a coppa si ripara dal sole e lo guarda. «“Mamma, che ci fai qui?”, “Avevo voglia di vedervi”. Vedervi: me e mio fratello. “E perché non hai bussato?”, “Così…”». Quello è l’ultimo incontro tra Elena e suo figlio Roberto e da lì nasce questo libro, che è un’indagine, una investigazione familiare, il racconto di un uomo adulto su un evento che ha segnato la sua giovinezza e la sua maturità. È la storia di un addio di cui lo scrittore non ha avuto sentore, è la ricerca del senso di quel commiato inatteso, del progressivo allontanarsi della madre dal marito, dai figli, dalla vita stessa. È un libro di grande originalità letteraria, attraversato da una suspense che a tratti toglie il respiro, da un’emozione attenta a trasformarsi in pensiero e parola, da un umorismo necessario ed elegante. Mai il lettore ha la sensazione di intrufolarsi in qualcosa che non gli appartiene, di star spiando dal buco della serratura il dolore altrui. Questo accade nonostante l’autore accompagni il testo con le foto, vere e normali, bellissime, di una famiglia come tutte le altre. E nonostante il ritratto dettagliato dell’intimità, che mai è un diario attorcigliato su se stesso ma appassionante storia di tutti i giorni. Alajmo ha fatto romanzo della sua vita, l’ha condivisa con noi nell’arte del racconto. Lo scrittore fin dall’inizio ci dice «Statemi a sentire». E non c’è altro che possiamo fare. (fonte ibs.it)
Discussione
I giudizi delle lettrici sono stati i più diversi.
Ad alcune la scrittura non è piaciuta, i continui spostamenti della narrazione nel tempo e attraverso diversi eventi le hanno confuse, altre hanno trovato la scrittura semplice e abbordabile anche se utilizzata per esprimere degli eventi e delle sensazioni estremamente profonde.
Tutte hanno notato il distacco voluto con il quale l'autore narra le vicende della sua vita: ad alcune questo approccio ha impedito di essere completamente coinvolte per altre, invece, il libro è stato profondamente toccante senza scadere nella facile compassione.
Emerge fortemente la figura della madre, una figura fragile e complessa. Una donna con grandi potenzialità che amava molto i propri figli e che oggi, debitamente aiutata sia emotivamente sia con le terapie farmacologiche giuste, avrebbe potuto salvarsi.
Alcune lettrici sottolineano che il tema che percorre tutto il romanzo è la perdita, il distacco. Si inizia con la perdita dei nonni e poi degli zii che vivono nella sua casa di bambino, il fratello che si allontana, i genitori e anche il passaggio del figlio dell'autore dall'infanzia all'adolescenza è un
distacco. Tutti questi distacchi però sembrano non essere completi. L'autore ci ricorda che un po' di tutte le persone che hanno attraversato la nostra vita rimangono dentro di noi e in qualche modo ci plasmano.
Alcune lettrici sottolineano quanto coraggio ci sia voluto per raccontare una vicenda così personale e straziante.
Il romanzo/diario, passando attraverso tanti piccoli momenti di vita quotidiana fa riflettere su argomenti importanti e attuali come ad esempio il diritto ad invecchiare con dignità.
Una lettrice evidenzia che, nonostante si parli di vicende personali, l'autore ha avuto la capacità di rendere queste vicende universali inserendole nel contesto della società italiana dell'epoca.
L’autore
Roberto Alajmo è nato a Palermo e a Palermo continua a vivere. Collabora stabilmente con “l’Unità” e diverse altre testate nazionali.
Fra i suoi libri: "Almanacco siciliano delle morti presunte" (edizioni della Battaglia, 1996); "Le scarpe di Polifemo" (Feltrinelli, 1998); "Notizia del disastro" (Garzanti, 2001), col quale ha vinto il premio Mondello, "Carne mia" (Sellerio Editore Palermo, 2016) e "Io non ci volevo venire" (Sellerio Editore Palermo, 2021).
Con Mondadori nel 2003 ha pubblicato il romanzo "Cuore di Madre", finalista ai premi Strega e Campiello.
Nel 2004 è uscito "Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo" e nel 2005 il romanzo "È stato il figlio", finalista al premio Viareggio e vincitore del SuperVittorini e SuperComisso.
Sempre per Mondadori nel 2008 è uscito "La mossa del matto affogato", seguito da "Il primo amore non si scorda mai" (2013).
Con Laterza ha pubblicato i saggi: "Palermo è una cipolla" (2005); "1982 - Memorie di un giovane vecchio" (2007); "L'arte di Annacarsi - Un viaggio in Sicilia" (2010); "Tempo Niente. La breve vita felice di Luca Crescente" (2011).
Per il teatro: "Repertorio dei pazzi della città di Palermo", "Centro divagazioni notturne" e il libretto dell'opera "Ellis Island", per le musiche di Giovanni Sollima.
I suoi libri sono tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, svedese e olandese. (fonte ibs.it)
Autore: Roberto Alajmo
Anno di prima pubblicazione: 2018
Pagine: 176
In breve
Un pomeriggio d’estate Roberto Alajmo incontra la madre in una strada di Mondello, la località marina a ridosso di Palermo. Non può immaginarlo, ma quello è un addio. «Cos’abbia fatto lei, nei tre mesi successivi, ancora oggi non lo so. È oggetto della presente indagine». Roberto Alajmo, nel suo libro più necessario e personale, ha trasformato una vicenda così intima, così scomoda, in un romanzo di vita, appassionante e commovente, un romanzo che ci ricorda lo straordinario potere della letteratura di mettere a nudo i nostri sentimenti. Nel luglio del 1978 lo scrittore è uno studente in attesa degli orali dell’esame di maturità, studia con i compagni nella casa di Mondello, a Palermo, e a fine giornata esce insieme a loro per riposarsi, per rifiatare, per mangiarsi un gelato. «Trenta metri, non di più, e si arriva in via Stesicoro (…) Li conoscevo così bene, quei trenta metri, che mai avrei immaginato potessero riservarmi una sorpresa». Elena, la madre, è seduta lì, sul marciapiede. Alza un braccio, con la mano a coppa si ripara dal sole e lo guarda. «“Mamma, che ci fai qui?”, “Avevo voglia di vedervi”. Vedervi: me e mio fratello. “E perché non hai bussato?”, “Così…”». Quello è l’ultimo incontro tra Elena e suo figlio Roberto e da lì nasce questo libro, che è un’indagine, una investigazione familiare, il racconto di un uomo adulto su un evento che ha segnato la sua giovinezza e la sua maturità. È la storia di un addio di cui lo scrittore non ha avuto sentore, è la ricerca del senso di quel commiato inatteso, del progressivo allontanarsi della madre dal marito, dai figli, dalla vita stessa. È un libro di grande originalità letteraria, attraversato da una suspense che a tratti toglie il respiro, da un’emozione attenta a trasformarsi in pensiero e parola, da un umorismo necessario ed elegante. Mai il lettore ha la sensazione di intrufolarsi in qualcosa che non gli appartiene, di star spiando dal buco della serratura il dolore altrui. Questo accade nonostante l’autore accompagni il testo con le foto, vere e normali, bellissime, di una famiglia come tutte le altre. E nonostante il ritratto dettagliato dell’intimità, che mai è un diario attorcigliato su se stesso ma appassionante storia di tutti i giorni. Alajmo ha fatto romanzo della sua vita, l’ha condivisa con noi nell’arte del racconto. Lo scrittore fin dall’inizio ci dice «Statemi a sentire». E non c’è altro che possiamo fare. (fonte ibs.it)
Discussione
I giudizi delle lettrici sono stati i più diversi.
Ad alcune la scrittura non è piaciuta, i continui spostamenti della narrazione nel tempo e attraverso diversi eventi le hanno confuse, altre hanno trovato la scrittura semplice e abbordabile anche se utilizzata per esprimere degli eventi e delle sensazioni estremamente profonde.
Tutte hanno notato il distacco voluto con il quale l'autore narra le vicende della sua vita: ad alcune questo approccio ha impedito di essere completamente coinvolte per altre, invece, il libro è stato profondamente toccante senza scadere nella facile compassione.
Emerge fortemente la figura della madre, una figura fragile e complessa. Una donna con grandi potenzialità che amava molto i propri figli e che oggi, debitamente aiutata sia emotivamente sia con le terapie farmacologiche giuste, avrebbe potuto salvarsi.
Alcune lettrici sottolineano che il tema che percorre tutto il romanzo è la perdita, il distacco. Si inizia con la perdita dei nonni e poi degli zii che vivono nella sua casa di bambino, il fratello che si allontana, i genitori e anche il passaggio del figlio dell'autore dall'infanzia all'adolescenza è un
distacco. Tutti questi distacchi però sembrano non essere completi. L'autore ci ricorda che un po' di tutte le persone che hanno attraversato la nostra vita rimangono dentro di noi e in qualche modo ci plasmano.
Alcune lettrici sottolineano quanto coraggio ci sia voluto per raccontare una vicenda così personale e straziante.
Il romanzo/diario, passando attraverso tanti piccoli momenti di vita quotidiana fa riflettere su argomenti importanti e attuali come ad esempio il diritto ad invecchiare con dignità.
Una lettrice evidenzia che, nonostante si parli di vicende personali, l'autore ha avuto la capacità di rendere queste vicende universali inserendole nel contesto della società italiana dell'epoca.
L’autore
Roberto Alajmo è nato a Palermo e a Palermo continua a vivere. Collabora stabilmente con “l’Unità” e diverse altre testate nazionali.
Fra i suoi libri: "Almanacco siciliano delle morti presunte" (edizioni della Battaglia, 1996); "Le scarpe di Polifemo" (Feltrinelli, 1998); "Notizia del disastro" (Garzanti, 2001), col quale ha vinto il premio Mondello, "Carne mia" (Sellerio Editore Palermo, 2016) e "Io non ci volevo venire" (Sellerio Editore Palermo, 2021).
Con Mondadori nel 2003 ha pubblicato il romanzo "Cuore di Madre", finalista ai premi Strega e Campiello.
Nel 2004 è uscito "Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo" e nel 2005 il romanzo "È stato il figlio", finalista al premio Viareggio e vincitore del SuperVittorini e SuperComisso.
Sempre per Mondadori nel 2008 è uscito "La mossa del matto affogato", seguito da "Il primo amore non si scorda mai" (2013).
Con Laterza ha pubblicato i saggi: "Palermo è una cipolla" (2005); "1982 - Memorie di un giovane vecchio" (2007); "L'arte di Annacarsi - Un viaggio in Sicilia" (2010); "Tempo Niente. La breve vita felice di Luca Crescente" (2011).
Per il teatro: "Repertorio dei pazzi della città di Palermo", "Centro divagazioni notturne" e il libretto dell'opera "Ellis Island", per le musiche di Giovanni Sollima.
I suoi libri sono tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, svedese e olandese. (fonte ibs.it)