17 novembre 2022 - “Le braci” di Sandor Marai
Titolo: Le braci
Autore: Sandor Marai
Anno di prima pubblicazione: 1998
Pagine: 181
In breve
Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra il fantasma di una donna. (fonte ibs.it)
Discussione
Le lettrici sono unanimemente concordi nell'affermare che il romanzo sia scritto in maniera superba, anche se poi si divide tra chi lo ha adorato, chi lo ha concluso a mo' di compito in classe, chi lo ha letto con un po' di fatica e chi lo ha trovato troppo impegnativo. Una lettrice lo ha ritenuto estremamente ripetitivo mentre un'altra ritiene che le similitudini siano troppe. Alcune lettrici sottolineano la quantità di riflessioni universali che costellano il romanzo ma una lettrice, in particolare, confessa che queste riflessioni l'hanno colpita ma non hanno sedimentato. Una lettrice lo ha definito un libro poetico.
La storia che si rivela piano piano ha invogliato la maggior parte delle lettrici a leggere velocemente il romanzo per arrivare alla conclusione della storia. La conclusione però non ha soddisfatto i più che non hanno gradito un finale aperto. Il romanzo forse richiedeva una maggiore attenzione, non tanto alla storia, quanto ai concetti espressi. Una lettrice osserva che oggi siamo abituati alla velocità di fruizione di qualsiasi esperienza questo invece è un romanzo sull'attesa e richiede molta calma per poterselo godere.
Una lettrice ha apprezzato la cornice storica all'interno della quale si svolge la storia, ossia il cambiamento epocale dato dal disfacimento dell'impero austroungarico.
Molte sono state le considerazioni sui protagonisti e sul loro legame che a tutte appare troppo morboso. Lo sconfitto alla fine, nonostante le sue ricchezze, appare a tutti sia Konrad, il generale, che rimane solo e senza niente, senza neanche delle risposte.
L’autore
(Košice - Ungheria, 1900) Scrittore, poeta e giornalista ungherese. Nato nell’odierna Kosice, in Slovacchia (allora parte dell’Impero austro-ungarico), divenne collaboratore della «Frankfurter Zeitung». Nel 1928 si trasferì a Budapest dove, nel corso del ventennio successivo, pubblicò numerosi romanzi in lingua ungherese (I ribelli, 1930; Le confessioni di un borghese, 1934; Divorzio a Buda, 1935; L’eredità di Eszter, 1939; La recita di Bolzano, 1940; Le braci, 1942) che si soffermano, con prosa musicale, a indagare le pieghe più intime di personaggi che incarnano il malinconico disfacimento della mitteleuropa. Benché premiate dal successo, le sue opere vennero bollate come «realismo borghese» dall’intellighenzia del nuovo regime comunista: nel ’48 Marai fu costretto a lasciare l’Ungheria per stabilirsi – dopo brevi soggiorni in Svizzera e in Italia – negli Stati Uniti. D’indole schiva e solitaria, continuò a scrivere nella sua lingua madre circondato dall’indifferenza, sempre più emarginato.
Una serie di drammi condusse lo scrittore sulla via dell’isolamento. La morte per cancro della moglie e il successivo decesso del figlio segnarono la caduta in un profondo stato di depressione. Màrai si tolse la vita con un colpo di rivoltella, le sue ceneri furono disperse nel Pacifico.
La sua produzione, a lungo ignorata o negletta, a partire dalla prima metà degli anni ’90 ha conosciuto uno straordinario successo, prima in Francia e poi nel resto dell’Europa. (fonte ibs.it)
Autore: Sandor Marai
Anno di prima pubblicazione: 1998
Pagine: 181
In breve
Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra il fantasma di una donna. (fonte ibs.it)
Discussione
Le lettrici sono unanimemente concordi nell'affermare che il romanzo sia scritto in maniera superba, anche se poi si divide tra chi lo ha adorato, chi lo ha concluso a mo' di compito in classe, chi lo ha letto con un po' di fatica e chi lo ha trovato troppo impegnativo. Una lettrice lo ha ritenuto estremamente ripetitivo mentre un'altra ritiene che le similitudini siano troppe. Alcune lettrici sottolineano la quantità di riflessioni universali che costellano il romanzo ma una lettrice, in particolare, confessa che queste riflessioni l'hanno colpita ma non hanno sedimentato. Una lettrice lo ha definito un libro poetico.
La storia che si rivela piano piano ha invogliato la maggior parte delle lettrici a leggere velocemente il romanzo per arrivare alla conclusione della storia. La conclusione però non ha soddisfatto i più che non hanno gradito un finale aperto. Il romanzo forse richiedeva una maggiore attenzione, non tanto alla storia, quanto ai concetti espressi. Una lettrice osserva che oggi siamo abituati alla velocità di fruizione di qualsiasi esperienza questo invece è un romanzo sull'attesa e richiede molta calma per poterselo godere.
Una lettrice ha apprezzato la cornice storica all'interno della quale si svolge la storia, ossia il cambiamento epocale dato dal disfacimento dell'impero austroungarico.
Molte sono state le considerazioni sui protagonisti e sul loro legame che a tutte appare troppo morboso. Lo sconfitto alla fine, nonostante le sue ricchezze, appare a tutti sia Konrad, il generale, che rimane solo e senza niente, senza neanche delle risposte.
L’autore
(Košice - Ungheria, 1900) Scrittore, poeta e giornalista ungherese. Nato nell’odierna Kosice, in Slovacchia (allora parte dell’Impero austro-ungarico), divenne collaboratore della «Frankfurter Zeitung». Nel 1928 si trasferì a Budapest dove, nel corso del ventennio successivo, pubblicò numerosi romanzi in lingua ungherese (I ribelli, 1930; Le confessioni di un borghese, 1934; Divorzio a Buda, 1935; L’eredità di Eszter, 1939; La recita di Bolzano, 1940; Le braci, 1942) che si soffermano, con prosa musicale, a indagare le pieghe più intime di personaggi che incarnano il malinconico disfacimento della mitteleuropa. Benché premiate dal successo, le sue opere vennero bollate come «realismo borghese» dall’intellighenzia del nuovo regime comunista: nel ’48 Marai fu costretto a lasciare l’Ungheria per stabilirsi – dopo brevi soggiorni in Svizzera e in Italia – negli Stati Uniti. D’indole schiva e solitaria, continuò a scrivere nella sua lingua madre circondato dall’indifferenza, sempre più emarginato.
Una serie di drammi condusse lo scrittore sulla via dell’isolamento. La morte per cancro della moglie e il successivo decesso del figlio segnarono la caduta in un profondo stato di depressione. Màrai si tolse la vita con un colpo di rivoltella, le sue ceneri furono disperse nel Pacifico.
La sua produzione, a lungo ignorata o negletta, a partire dalla prima metà degli anni ’90 ha conosciuto uno straordinario successo, prima in Francia e poi nel resto dell’Europa. (fonte ibs.it)