20 gennaio 2022 - "Lasciami andare, madre" di Helga Schneider
Titolo: Lasciami andare, madre
Autore: Helga Schneider
Anno di prima pubblicazione: 2001
Pagine: 130
In breve
"Dopo ventisette anni oggi ti rivedo, madre, e mi domando se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli". In una stanza d'albergo di Vienna, alle sei di un piovoso mattino, Helga Schneider ricorda quella madre che nel 1943 ha abbandonato due bambini per seguire la sua vocazione e adempiere quella che considerava la sua missione: essere a tempo pieno una SS e lavorare nei campi di concentramento del Führer. (fonte ibs.it)
Discussione
La discussione è stata molto interessante e ricca di spunti.
La figura della madre appare complessa e perversa. La protagonista è costantemente divisa. La odia ma non vorrebbe odiarla. O almeno vorrebbe trovare un motivo per poterla odiare senza rimorso. Vorrebbe perdonarla ma non può farlo. Non solo, è combattuta anche tra il voler sapere e l’ignorare.
D'altra parte la madre oscillerà sempre tra la fragile anziana e la fiera figura che era una volta. L'ex SS sembra capire molto bene come ricattare la figlia per ottenere da lei quello che vuole, ossia il riconoscimento, l'essere chiamata madre, “mutti”, nonostante abbia fatto di tutto per non meritarselo.
La conversazione diventerà un continuo trattare, ricattare, un insieme di ricordi di infanzia della piccola Helga e ricordi del lager dell'anziana madre. Ma la protagonista è sempre Helga e il suo tentativo rielaborare il dolore che è un dolore assolutamente personale ma anche un dolore storico, universale, l'enorme ferita che ha lacerato il secolo breve e che il nuovo millennio ha portato in dote. Non mancano, infatti, i riferimenti all'attualità e ai rigurgiti neonazisti e neofascisti a cui assistiamo quasi ogni giorno.
Una lettrice evidenzia come il romanzo sia pervaso dalla nostalgia per quello che avrebbe potuto essere e non è mai stato.
Una lettrice suggerisce la lettura de “Il rogo di Berlino” della stessa autrice mentre un'altra, per analogia, suggerisce la lettura del libro “Stirpe e vergogna” di Michela Marzano.
L’autore
Helga Schneider (1937) nel 1941 è stata abbandonata dalla madre che è diventata membro delle SS e poi guardiana nei campi di sterminio. La Schneider vive dal 1963 in Italia. Tra i suoi libri più noti: Il rogo dii Berlino, Porta di Brandeburgo, Il piccolo Adolf non aveva le ciglia, Lasciami andare, madre, L’usignolo dei Linke. Per Salani ha pubblicato Stelle di cannella (Premio Elsa Morante ragazzi 2003), L’albero di Goethe e Heike riprende a respirare.
(fonte ibs.it)
Approfondimenti
Una scolaresca incontra Helga Schneider: https://www.raiscuola.rai.it/storia/articoli/2021/01/Ragazzi-non-ignorate-la-Storia-000bf37d-807f-4b8b-a7f8-45c07d4953da.html
Intervista doppia madre e figlio – Helga e Renzo: https://www.youtube.com/watch?v=G73BCaugU0E
Sul rapporto tra Helga e Renzo: https://www.youtube.com/watch?v=V-3AdhOeIpc
“Perdono mia madre Helga Schneider e i suoi silenzi sulle SS”: https://youtu.be/G73BCaugU0E
Note
La sceneggiatrice e regista inglese, Polly Steele, con tenacia e un’importante operazione di crowdfunding, ha realizzato il film “Let me go”tratto dal romanzo di questo mese. Il film è stato presentato nel 2017 all’Edinburgh International Film Festival.
“Let me go” è una produzione indipendente internazionale, e con un cast interessante: a partire dalla protagonista, Juliet Stevenson, candidata ai BAFTA per quattro volte, affiancata da interpreti come Lucy Boynton (Sing Street), Jodhi May (Ginger & Rosa) e Éva Magyar (Villmark 2), che animano quattro generazioni di donne condizionate dalla scelta di Traudi – madre della Schneider – di aderire ai precetti del Nazismo.
Autore: Helga Schneider
Anno di prima pubblicazione: 2001
Pagine: 130
In breve
"Dopo ventisette anni oggi ti rivedo, madre, e mi domando se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli". In una stanza d'albergo di Vienna, alle sei di un piovoso mattino, Helga Schneider ricorda quella madre che nel 1943 ha abbandonato due bambini per seguire la sua vocazione e adempiere quella che considerava la sua missione: essere a tempo pieno una SS e lavorare nei campi di concentramento del Führer. (fonte ibs.it)
Discussione
La discussione è stata molto interessante e ricca di spunti.
La figura della madre appare complessa e perversa. La protagonista è costantemente divisa. La odia ma non vorrebbe odiarla. O almeno vorrebbe trovare un motivo per poterla odiare senza rimorso. Vorrebbe perdonarla ma non può farlo. Non solo, è combattuta anche tra il voler sapere e l’ignorare.
D'altra parte la madre oscillerà sempre tra la fragile anziana e la fiera figura che era una volta. L'ex SS sembra capire molto bene come ricattare la figlia per ottenere da lei quello che vuole, ossia il riconoscimento, l'essere chiamata madre, “mutti”, nonostante abbia fatto di tutto per non meritarselo.
La conversazione diventerà un continuo trattare, ricattare, un insieme di ricordi di infanzia della piccola Helga e ricordi del lager dell'anziana madre. Ma la protagonista è sempre Helga e il suo tentativo rielaborare il dolore che è un dolore assolutamente personale ma anche un dolore storico, universale, l'enorme ferita che ha lacerato il secolo breve e che il nuovo millennio ha portato in dote. Non mancano, infatti, i riferimenti all'attualità e ai rigurgiti neonazisti e neofascisti a cui assistiamo quasi ogni giorno.
Una lettrice evidenzia come il romanzo sia pervaso dalla nostalgia per quello che avrebbe potuto essere e non è mai stato.
Una lettrice suggerisce la lettura de “Il rogo di Berlino” della stessa autrice mentre un'altra, per analogia, suggerisce la lettura del libro “Stirpe e vergogna” di Michela Marzano.
L’autore
Helga Schneider (1937) nel 1941 è stata abbandonata dalla madre che è diventata membro delle SS e poi guardiana nei campi di sterminio. La Schneider vive dal 1963 in Italia. Tra i suoi libri più noti: Il rogo dii Berlino, Porta di Brandeburgo, Il piccolo Adolf non aveva le ciglia, Lasciami andare, madre, L’usignolo dei Linke. Per Salani ha pubblicato Stelle di cannella (Premio Elsa Morante ragazzi 2003), L’albero di Goethe e Heike riprende a respirare.
(fonte ibs.it)
Approfondimenti
Una scolaresca incontra Helga Schneider: https://www.raiscuola.rai.it/storia/articoli/2021/01/Ragazzi-non-ignorate-la-Storia-000bf37d-807f-4b8b-a7f8-45c07d4953da.html
Intervista doppia madre e figlio – Helga e Renzo: https://www.youtube.com/watch?v=G73BCaugU0E
Sul rapporto tra Helga e Renzo: https://www.youtube.com/watch?v=V-3AdhOeIpc
“Perdono mia madre Helga Schneider e i suoi silenzi sulle SS”: https://youtu.be/G73BCaugU0E
Note
La sceneggiatrice e regista inglese, Polly Steele, con tenacia e un’importante operazione di crowdfunding, ha realizzato il film “Let me go”tratto dal romanzo di questo mese. Il film è stato presentato nel 2017 all’Edinburgh International Film Festival.
“Let me go” è una produzione indipendente internazionale, e con un cast interessante: a partire dalla protagonista, Juliet Stevenson, candidata ai BAFTA per quattro volte, affiancata da interpreti come Lucy Boynton (Sing Street), Jodhi May (Ginger & Rosa) e Éva Magyar (Villmark 2), che animano quattro generazioni di donne condizionate dalla scelta di Traudi – madre della Schneider – di aderire ai precetti del Nazismo.