20 novembre 2014 - "Leggere Lolita a Teheran" di Azar Nafisi
Titolo: Leggere Lolita a Teheran
Autore: Azar Nafisi
Anno di pubblicazione: 2003 (2004 in Italia)
Traduzione: Roberto Serrai
Pagine: 379
In breve
L’autrice, docente universitaria di letteratura anglo-americana a Teheran, racconta i due decenni successivi alla rivoluzione islamica di Khomeini. Quando le strade e i campus diventano teatro di violenze quotidiane, quando le pressioni sui contenuti delle sue lezioni e in generale sulla sua vita di donna diventano insostenibili, Nafisi lascia l’insegnamento. Decide però di proporre alle sue sette migliori studentesse di continuare ad incontrarsi per parlare di letteratura. In questo seminario, che si tiene nella sua abitazione, queste donne parlano di grandi romanzi e di grandi autori occidentali in primo luogo, ma anche di politica, di religione, delle proprie famiglie e di se stesse. Questi incontri settimanali si protraggono per due anni, finché l’autrice, fra dubbi e sensi di colpa, decide di abbandonare l’Iran e trasferirsi negli Stati Uniti.
Discussione
Quasi tutti i lettori hanno dato un giudizio positivo del libro: chi lo ha amato molto, chi lo ha trovato complesso ma interessante; pochissimi hanno dato un parere negativo o hanno interrotto la lettura.
Emergono da subito diversi livelli di lettura e di analisi: c'è chi si sofferma sul discorso culturale, chi sull'analisi dei romanzi trattati, chi sulla storia narrata e sui personaggi principali.
Per quello che riguarda l'aspetto culturale da subito si evidenzia che l’immergersi in una realtà come quella della Repubblica islamica dell’Iran, in cui i più basilari diritti che qui sono scontati appaiono un miraggio incredibilmente lontano, genera in noi occidentali (soprattutto in donne occidentali) un profondo senso di angoscia. C’è chi dichiara di aver provato un senso di rabbia, che avrebbe voluto “scuoterle” e che trova difficile comprendere questa cultura. Vengono fatti parallelismi con le dittature del secolo scorso e con l'attuale situazione delle donne in Italia, dove, anche se i diritti fondamentali non sono in discussione, il femminicidio è comunque una piaga da debellare. Si sottolinea comunque che la situazione descritta è quella di una dittatura. Certamente il ruolo della donna è diverso rispetto al mondo occidentale ma non è giusto generalizzare e demonizzare tutta la cultura islamica.
I romanzi trattati durante il seminario della Nafisi (“Il grande Gatsby”, “Lolita”, “Orgoglio e pregiudizio”, “Daisy Miller”) vengono analizzati con una sensibilità del tutto originale a metà tra Oriente e Occidente. Alcune lettrici sottolineano che, per capire veramente queste parti, sarebbe stato opportuno leggere prima lo specifico romanzo. In ogni caso resta la curiosità di leggerli. Viene sottolineata da molti l’importanza della letteratura come ancora di salvezza; i libri possono veramente salvare l’esistenza perché consentono di evadere dal grigiore della realtà e contribuiscono a darci speranza. Una lettrice che fa l'insegnante comunica di aver usato dei brani del romanzo a scopi didattici in una lezione a proposito di diritto all'istruzione.
Una lettrice fa notare come sia palese il cambio di registro tra le pagine in cui si parla di letteratura e quelle in cui si parla della storia personale dei protagonisti. Nelle prime il tono è molto accademico quasi pedante, le seconde, invece, sono a tratti molto poetiche.
Per quello che riguarda i personaggi, a tutti la Nafisi appare come una bella figura di insegnante e di donna. Le vere protagoniste sono però tutte le ragazze del seminario che si vedono entrare nel salotto, “togliersi il velo e la veste e apparire di botto a colori”, cioè diventare finalmente se stesse.
Alcuni lettori ricordano gli altri personaggi, che con maggiore o minore spessore sono presenti nel libro: dal censore cieco all’insegnante di moralità, da Bijan il marito che appare un po’ sbiadito a Bahri allievo islamico convinto che però la protegge fino al mago che qualcuno giudica elevato a piccolo dio. C’è chi sostiene che tutte le figure maschili sono presentate come negative e questo sembra a tratti eccessivo.
L'autore
Azar Nafisi (1955) è una scrittrice iraniana dal 1997 residente negli Stati Uniti. E' stata professoressa di letteratura inglese presso l'università Allameh Tabatabei di Teheran. Testimone della rivoluzione islamica e della presa di potere dell'ayatollah Khomeini, Nafisi, proveniente da un'educazione fortemente occidentale, diverrà presto un'oppositrice del regime e per questo deciderà di emigrare negli Stati Uniti.
Ora insegna alla prestigiosa SAIS (Paul H. Nitze School of Advanced International Studies) della Johns Hopkins University a Washington, D.C..
Il libro è stato scritto in inglese negli Stati Uniti e ha avuto grande successo di pubblico rimanendo nella lista dei bestseller del New York Times per 117 settimane ed è stato tradotto in 32 lingue.
Autore: Azar Nafisi
Anno di pubblicazione: 2003 (2004 in Italia)
Traduzione: Roberto Serrai
Pagine: 379
In breve
L’autrice, docente universitaria di letteratura anglo-americana a Teheran, racconta i due decenni successivi alla rivoluzione islamica di Khomeini. Quando le strade e i campus diventano teatro di violenze quotidiane, quando le pressioni sui contenuti delle sue lezioni e in generale sulla sua vita di donna diventano insostenibili, Nafisi lascia l’insegnamento. Decide però di proporre alle sue sette migliori studentesse di continuare ad incontrarsi per parlare di letteratura. In questo seminario, che si tiene nella sua abitazione, queste donne parlano di grandi romanzi e di grandi autori occidentali in primo luogo, ma anche di politica, di religione, delle proprie famiglie e di se stesse. Questi incontri settimanali si protraggono per due anni, finché l’autrice, fra dubbi e sensi di colpa, decide di abbandonare l’Iran e trasferirsi negli Stati Uniti.
Discussione
Quasi tutti i lettori hanno dato un giudizio positivo del libro: chi lo ha amato molto, chi lo ha trovato complesso ma interessante; pochissimi hanno dato un parere negativo o hanno interrotto la lettura.
Emergono da subito diversi livelli di lettura e di analisi: c'è chi si sofferma sul discorso culturale, chi sull'analisi dei romanzi trattati, chi sulla storia narrata e sui personaggi principali.
Per quello che riguarda l'aspetto culturale da subito si evidenzia che l’immergersi in una realtà come quella della Repubblica islamica dell’Iran, in cui i più basilari diritti che qui sono scontati appaiono un miraggio incredibilmente lontano, genera in noi occidentali (soprattutto in donne occidentali) un profondo senso di angoscia. C’è chi dichiara di aver provato un senso di rabbia, che avrebbe voluto “scuoterle” e che trova difficile comprendere questa cultura. Vengono fatti parallelismi con le dittature del secolo scorso e con l'attuale situazione delle donne in Italia, dove, anche se i diritti fondamentali non sono in discussione, il femminicidio è comunque una piaga da debellare. Si sottolinea comunque che la situazione descritta è quella di una dittatura. Certamente il ruolo della donna è diverso rispetto al mondo occidentale ma non è giusto generalizzare e demonizzare tutta la cultura islamica.
I romanzi trattati durante il seminario della Nafisi (“Il grande Gatsby”, “Lolita”, “Orgoglio e pregiudizio”, “Daisy Miller”) vengono analizzati con una sensibilità del tutto originale a metà tra Oriente e Occidente. Alcune lettrici sottolineano che, per capire veramente queste parti, sarebbe stato opportuno leggere prima lo specifico romanzo. In ogni caso resta la curiosità di leggerli. Viene sottolineata da molti l’importanza della letteratura come ancora di salvezza; i libri possono veramente salvare l’esistenza perché consentono di evadere dal grigiore della realtà e contribuiscono a darci speranza. Una lettrice che fa l'insegnante comunica di aver usato dei brani del romanzo a scopi didattici in una lezione a proposito di diritto all'istruzione.
Una lettrice fa notare come sia palese il cambio di registro tra le pagine in cui si parla di letteratura e quelle in cui si parla della storia personale dei protagonisti. Nelle prime il tono è molto accademico quasi pedante, le seconde, invece, sono a tratti molto poetiche.
Per quello che riguarda i personaggi, a tutti la Nafisi appare come una bella figura di insegnante e di donna. Le vere protagoniste sono però tutte le ragazze del seminario che si vedono entrare nel salotto, “togliersi il velo e la veste e apparire di botto a colori”, cioè diventare finalmente se stesse.
Alcuni lettori ricordano gli altri personaggi, che con maggiore o minore spessore sono presenti nel libro: dal censore cieco all’insegnante di moralità, da Bijan il marito che appare un po’ sbiadito a Bahri allievo islamico convinto che però la protegge fino al mago che qualcuno giudica elevato a piccolo dio. C’è chi sostiene che tutte le figure maschili sono presentate come negative e questo sembra a tratti eccessivo.
L'autore
Azar Nafisi (1955) è una scrittrice iraniana dal 1997 residente negli Stati Uniti. E' stata professoressa di letteratura inglese presso l'università Allameh Tabatabei di Teheran. Testimone della rivoluzione islamica e della presa di potere dell'ayatollah Khomeini, Nafisi, proveniente da un'educazione fortemente occidentale, diverrà presto un'oppositrice del regime e per questo deciderà di emigrare negli Stati Uniti.
Ora insegna alla prestigiosa SAIS (Paul H. Nitze School of Advanced International Studies) della Johns Hopkins University a Washington, D.C..
Il libro è stato scritto in inglese negli Stati Uniti e ha avuto grande successo di pubblico rimanendo nella lista dei bestseller del New York Times per 117 settimane ed è stato tradotto in 32 lingue.