21 gennaio 2016 - "La stagione che verrà" di Paola Soriga
Titolo: La stagione che verrà
Autore: Paola Soriga
Anno di prima pubblicazione: 2015
Pagine: 162
In breve
Tre amici, tutti, per motivi diversi, stanno tornando in Sardegna. Dora, Agata e Matteo hanno studiato fuori dall'isola, hanno viaggiato, lavorato o provato a lavorare. Hanno amato, sempre prossimi al fallimento e sempre pronti ad accogliere nuove speranze. Agata fa la pediatra a Pavia, Gianluca l'ha lasciata quando è rimasta incinta e lei ha deciso di far nascere il bambino a Cagliari, dove da qualche mese è andata a vivere anche Dora. Matteo insegna a Bologna, ma quando scopre di essere malato sceglie di andare a curarsi a Cagliari, e di abitare con Agata e Dora. Dora ha cambiato molte città e molte case, e se le porta dentro. Dora è la voce di tutte le voci, il crocevia di queste vite che conoscono un'unica vera avventura, quella di vivere, e dove poche cose contano più della fisicità del corpo, il proprio e quello degli altri. Dora sente risuonare a ogni passo tutte le canzoni che ha cantato, le parole che ha letto o ascoltato, gli insuccessi condivisi, la libertà inseguita e il futuro che, nonostante la stagione che verrà, si può ancora inventare. Paola Soriga racconta le speranze e il disincanto di una generazione il cui futuro è stato rinchiuso nel puro privato, sfarinato in un rivolo di progetti che abitano spesso lo spazio di un mattino.
Discussione
Il libro non è stato particolarmente amato sia per il tema trattato sia per il tipo di scrittura.
Alla maggior parte delle lettrici non ha lasciato molto soprattutto per via del finale in sospeso.
Più che un romanzo di trama, infatti, è un romanzo di emozioni, alcune condivisibili altre troppo lontane dalle vicende personali dei singoli per essere condivise.
Diverse lettrici hanno ritenuto volgari e gratuite alcune scene di sesso, le hanno ritenute scollegate dal racconto e qualcuno ha anche osservato che, se le avesse evitate, il romanzo ci avrebbe guadagnato.
Ad altri non è piaciuta la scrittura. La forma letteraria, infatti, passa spesso dalla prima alla terza persona, l'uso della punteggiatura è scarso e i periodi sono molto lunghi. Tutto questo, soprattutto all'inizio, confonde molto il lettore. L'utilizzo di diverse espressioni sarde, invece, arricchosce molto la scrittura ed è stato trovato piacevole e interessante dai più.
I personaggi sono stati ritenuti scarni, mal tratteggiati, poco definiti.
Dei personaggi ancora, si è osservato che sono giovani insoddisfatti, che si lasciano vivere, che non hanno progetti a lungo termine ma si fanno guidare dal momento. La storia per alcuni è uno spaccato di vita moderna e sottolineano nel romanzo, come nella vita reale, quanto sia triste che giovani talenti siano così sprecati.
Il romanzo in generale ha lasciato un gran senso di precarietà, la stessa che i protagonisti hanno nel lavoro e negli affetti. L'assenza di progettualità, quasi contronatura nei giovani, sembra portare per compenzasione ad aggrapparsi ad ogni attimo, ad ogni possibilità, ad ogni emozione che il presente ha da offrire e per alcuni questo è ritenuto un insegnamento di cui fare tesoro, soprattutto in età avanzata.
Il romanzo ha fatto nascere una lunga conversazione sulla società contemporanea e soprattutto sulla condizione giovanile, sulla precarietà della vita, del lavoro e degli affetti in questa generazione.
Date le diverse età delle lettrici, i punti di vista spesso sono discordanti ma lo scambio reciproco è comunque produttivo.
Tra gli aspetti che hanno colpito favorevolmente le lettrici, invece, possiamo segnalare le belle descrizioni dei paesaggi.
L'autore
Paola Soriga è nata a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1979. Dopo la laurea in lettere all’Università di Pavia, è diventata dottore di ricerca in letterature comparate all’Università di Roma Tre. È tra gli ideatori e organizzatori del festival di poesia Settembre dei poeti di Seneghe e di Sulla terra leggeri dell’Argentiera. Ha lavorato per quattro anni con la casa editrice romana la Nuova frontiera. Collabora con il quotidiano “La Repubblica”. Sue poesie sono state pubblicate su “L’Immaginazione”, “Poeti e Poesia”, “L’Accalappiacani” e sulla rivista brasiliana “Rascunho”. Un suo racconto è stato inserito nell’antologia Bloggirls (Mondadori, 2009). Lo scorso marzo è uscito per Einaudi Stile Libero Dove finisce Roma, il suo primo romanzo, finalista ai premi Flaiano, Kihlgner, Rapallo Carige, Massarosa, Zerilli Marimò, Asti d’Appello, vincitore del premio Cesare Angelini, dell’Università di Pavia, per la sezione giovani dedicata a Maria Corti.
Autore: Paola Soriga
Anno di prima pubblicazione: 2015
Pagine: 162
In breve
Tre amici, tutti, per motivi diversi, stanno tornando in Sardegna. Dora, Agata e Matteo hanno studiato fuori dall'isola, hanno viaggiato, lavorato o provato a lavorare. Hanno amato, sempre prossimi al fallimento e sempre pronti ad accogliere nuove speranze. Agata fa la pediatra a Pavia, Gianluca l'ha lasciata quando è rimasta incinta e lei ha deciso di far nascere il bambino a Cagliari, dove da qualche mese è andata a vivere anche Dora. Matteo insegna a Bologna, ma quando scopre di essere malato sceglie di andare a curarsi a Cagliari, e di abitare con Agata e Dora. Dora ha cambiato molte città e molte case, e se le porta dentro. Dora è la voce di tutte le voci, il crocevia di queste vite che conoscono un'unica vera avventura, quella di vivere, e dove poche cose contano più della fisicità del corpo, il proprio e quello degli altri. Dora sente risuonare a ogni passo tutte le canzoni che ha cantato, le parole che ha letto o ascoltato, gli insuccessi condivisi, la libertà inseguita e il futuro che, nonostante la stagione che verrà, si può ancora inventare. Paola Soriga racconta le speranze e il disincanto di una generazione il cui futuro è stato rinchiuso nel puro privato, sfarinato in un rivolo di progetti che abitano spesso lo spazio di un mattino.
Discussione
Il libro non è stato particolarmente amato sia per il tema trattato sia per il tipo di scrittura.
Alla maggior parte delle lettrici non ha lasciato molto soprattutto per via del finale in sospeso.
Più che un romanzo di trama, infatti, è un romanzo di emozioni, alcune condivisibili altre troppo lontane dalle vicende personali dei singoli per essere condivise.
Diverse lettrici hanno ritenuto volgari e gratuite alcune scene di sesso, le hanno ritenute scollegate dal racconto e qualcuno ha anche osservato che, se le avesse evitate, il romanzo ci avrebbe guadagnato.
Ad altri non è piaciuta la scrittura. La forma letteraria, infatti, passa spesso dalla prima alla terza persona, l'uso della punteggiatura è scarso e i periodi sono molto lunghi. Tutto questo, soprattutto all'inizio, confonde molto il lettore. L'utilizzo di diverse espressioni sarde, invece, arricchosce molto la scrittura ed è stato trovato piacevole e interessante dai più.
I personaggi sono stati ritenuti scarni, mal tratteggiati, poco definiti.
Dei personaggi ancora, si è osservato che sono giovani insoddisfatti, che si lasciano vivere, che non hanno progetti a lungo termine ma si fanno guidare dal momento. La storia per alcuni è uno spaccato di vita moderna e sottolineano nel romanzo, come nella vita reale, quanto sia triste che giovani talenti siano così sprecati.
Il romanzo in generale ha lasciato un gran senso di precarietà, la stessa che i protagonisti hanno nel lavoro e negli affetti. L'assenza di progettualità, quasi contronatura nei giovani, sembra portare per compenzasione ad aggrapparsi ad ogni attimo, ad ogni possibilità, ad ogni emozione che il presente ha da offrire e per alcuni questo è ritenuto un insegnamento di cui fare tesoro, soprattutto in età avanzata.
Il romanzo ha fatto nascere una lunga conversazione sulla società contemporanea e soprattutto sulla condizione giovanile, sulla precarietà della vita, del lavoro e degli affetti in questa generazione.
Date le diverse età delle lettrici, i punti di vista spesso sono discordanti ma lo scambio reciproco è comunque produttivo.
Tra gli aspetti che hanno colpito favorevolmente le lettrici, invece, possiamo segnalare le belle descrizioni dei paesaggi.
L'autore
Paola Soriga è nata a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1979. Dopo la laurea in lettere all’Università di Pavia, è diventata dottore di ricerca in letterature comparate all’Università di Roma Tre. È tra gli ideatori e organizzatori del festival di poesia Settembre dei poeti di Seneghe e di Sulla terra leggeri dell’Argentiera. Ha lavorato per quattro anni con la casa editrice romana la Nuova frontiera. Collabora con il quotidiano “La Repubblica”. Sue poesie sono state pubblicate su “L’Immaginazione”, “Poeti e Poesia”, “L’Accalappiacani” e sulla rivista brasiliana “Rascunho”. Un suo racconto è stato inserito nell’antologia Bloggirls (Mondadori, 2009). Lo scorso marzo è uscito per Einaudi Stile Libero Dove finisce Roma, il suo primo romanzo, finalista ai premi Flaiano, Kihlgner, Rapallo Carige, Massarosa, Zerilli Marimò, Asti d’Appello, vincitore del premio Cesare Angelini, dell’Università di Pavia, per la sezione giovani dedicata a Maria Corti.